Stele funeraria in marmo bianco con falde di mica.
La stele riproduce fedelmente un piccolo tempio, con pilastri angolari poggianti su ampie basi.
La parte posteriore è solo sbozzata, mentre i fianchi sono ben lisciati e modanati. Il coronamento è costituito da un frontone, sormontato dai due acroteri laterali, oggi mancanti come pure quello centrale, di cui si conservano posteriormente i fori per l'innesto. La trabeazione unisce un epistilio liscio di tipo dorico ad un fregio liscio di tipo ionico, separati tra loro da due listelli aggettanti.
All'interno della nicchia centrale, profonda cm 13, si stagliano un uomo seduto su un cubo di pietra e avvolto in un ampio mantello, probabilmente il defunto, ed un giovinetto nudo, di proporzioni abbastanza ridotte, stante sulla gamba destra, forse un servo. Alle spalle di quest'ultimo, sopra una base quadrangolare, si erge un pilastro con erma itifallica, barbata e arcaizzante. Sia la figura del giovinetto, che la figura del defunto risultano mancanti della testa, che fu probabilmente oggetto di restauro in entrambi i casi. L'intera composizione è caratterizzata da un'impressione di profondità spaziale, resa grazie al moltiplicarsi dei piani spaziali occupati dalle diverse figure, e da alcuni espedienti quali, ad esempio, il celarsi della gamba sinistra del servo dietro al ginocchio del defunto.
Ambito Culturale
Ambito greco
Cronologia
Tra il II secolo a.C. e il 165 a.C.
Materiale e Tecnica
Marmo bianco con falde di mica / scultura a bassorilievo e incisione
Dimensioni
Altezza: 90,5 cm
Larghezza: 70 cm
Spessore: 25,5 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala IX; settore 27
Stato di conservazione
Mutilo
Specifiche di reperimento
Provenienza sconosciuta.
Osservazioni
La stele è opera di un abile artigiano di formazione microasiatica, particolarmente attento al problema dell'ambientazione spaziale e piuttosto abile nella resa dei particolari, meno sensibile, invece, alle proporzioni anatomiche del defunto seduto.
Per quanto riguarda l'iconografia, si segnala un confronto interessante individuato dalla Ghedini in una stele funeraria rinvenuta a Delo.
La stele fu donata al Museo nel 1881 dal cav. Ruggero Sandri: nell'Inventario della raccolta lapidaria del Museo (Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1897 al 1927) si precisa la provenienza dalla sua villa d'Altichiero.
Pur trovandosi all'interno della sala romana, si decide di inserire l'oggetto nella sezione "Erme e rilievi" per ragioni legate a stile, tipologia e provenienza del manufatto.