Ara cilindrica votiva in marmo di Carrara, del tipo a fusto liscio.
L'ara presenta una cornice superiore assai ricca ed elegante, costituita da un listello piatto cui fa seguito una corona di astragali, una fascia dentata, ed infine un kymation ionico, su cui poggia come ultimo elemento un toro, che presenta una fascia superiore piana e ben lisciata.
Nella parte anteriore del fusto è scolpita una scena di sacrificio: al centro un altare cilindrico di tipo ellenistico, a sinistra un camillus che avanza reggendo un oggetto non identificabile, forse un paniere di frutta, a destra il vittimario nell'atto di sospingere il montone verso l'altare. Nella parte posteriore del fusto si nota, invece, una decorazione costituita da tre teste di bue, al di sopra delle quali si allacciano due rigogliose ghirlande. Lo spazio al di sotto di uno dei due encarpi è occupato da tre rozze e schematiche foglie d'edera.
Ambito Culturale
Ambito romano, produzione locale
Cronologia
I secolo a.C. - I secolo d.C., fine/inizio sec.
Materiale e Tecnica
Marmo / scultura a bassorilievo e incisione
Dimensioni
Altezza: 68 cm
Diametro: 49 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala VIII; settore 2
Inventario
669
Stato di conservazione
Mutilo
Dati di scavo
Scavi di Piazza Cavour
Agosto 1927
L'ara fu rinvenuta a Padova nell'agosto 1927 durante gli scavi in Piazza Cavour, alla profondità di m 6,50.
Osservazioni
Si tratta di un oggetto della produzione artigianale colta, non soltanto per il materiale utilizzato (marmo anziché calcare locale), ma soprattuto per il linguaggio formale adottato, che si esprime nella ricercatezza della composizione, nell'iconografia delle figure, evidentemente desunte da cartoni, ma rese con certa plastica morbidezza e gusto naturalistico. Braccesi e Veronese, pur non istituendo una correlazione tra l'ara votiva in esame e il fregio architettonico (Inv. n. 841) rinvenuto nella medesima area, ritengono che entrambi suggeriscano l'esistenza di spazi sacri importanti, cui si confarrebbero l'uso del marmo e la resa tecnico-formale dei due pezzi. ll pezzo è stato inventariato all'interno del Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1929 al 1978 (II Volume contenente nn. inv. da 620 a 950).