Frammento di rilievo funerario, probabilmente appartenente alla stele funeraria di un fanciullo.
Si conserva integra, ad eccezione del volto, la figura di un fanciullo vestito di una corta tunica con larga scollatura diritta, che lascia scoperta parte della spalla destra. Sulla tunica poggia un ampio mantello che forma sul fianco destro un rotolo di pieghe, mentre ai piedi si notano dei calzari dalla forma molto semplice. Fra le braccia, in parte avvolto nel mantello, il fanciullo tiene un oggetto di difficile identificazione, forse un cane o un giocattolo, ed è raffigurato nel gesto di difenderlo, sottraendolo a qualche cosa che doveva trovarsi nella parte sinistra della lastra, oggi mancante.
La tipologia di questo rilievo godette di una certa fortuna in età ellenistica, anche se stele funerarie di bambini o di fanciulli raffigurati con gli animali o i giocattoli prediletti sono note già nel IV secolo a.C. ed esprimono la preoccupazione costante di fermare la vita gioiosa dell'infanzia in scene graziose e vivaci, ispirate direttamente alla realtà. Nella maggior parte dei casi è assente qualsiasi riferimento all'aldilà, mentre in questo pezzo il significato simbolico funerario è ben espresso dalla presenza, sulla destra del frammento, di un albero o pilastrino attorno a cui è avvolto un serpente.
Per quanto riguarda l'esecuzione dell'opera, nonostante la scarsa cura nella lavorazione dei dettagli, la figura del fanciullo è pervasa di una vivacità e di un ritmo che rimandano ancora alla buona tradizione ellenistica.
Ambito Culturale
Ambito microasiatico o nesiotico
Cronologia
II secolo a.C., prima metà sec.
Materiale e Tecnica
Marmo greco / scultura ad altorilievo e incisione
Dimensioni
Altezza: 31 cm
Larghezza: 19,5 cm
Spessore: 7,00 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala IX; settore 11
Inventario
228
Stato di conservazione
Mutilo
Specifiche di reperimento
Il frammento apparteneva alla collezione veneta Queriniana, donde passò allo scultore A. Gradenigo, che lo donò al Museo nel 1881.
Osservazioni
Per quanto riguarda la provenienza, E. Pfuhl e H. Mobius parlano di stile rodio, ma è solo un'ipotesi (si veda Ghedini 1980). Secondo la Ghedini si tratta con certezza di un pezzo di provenienza microasiatica o nesiotica, giunto a Padova, verosimilmente via Venezia, per soddisfare quel gusto per il collezionismo che tanta parte ebbe nella formazione della nostra cultura. Il frammento è stato inventariato all'interno del Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1897 al 1927. Pur trovandosi all'interno della sala romana, si decide di inserirlo nella sezione "Erme e rilievi" per ragioni legate a stile, tipologia e provenienza del manufatto.