Corpo robusto ovoidale fortemente rastremato verso il basso, con breve spalla obliqua arrotondata all'attacco con il corpo. Ampio collo concavo con leggera risega alla base e con tre scanalature che suddividono le decorazioni accessorie. Labbro svasato e convesso all'esterno, con breve orlo appiattito, appena revoluto e scanalato al taglio. Piede campanulato distinto, con risega all'attacco e al taglio, che è obliquo e ingrossato superiormente. Anse a largo nastro sopraelevate impostate sulla spalla da un bastoncello a forcella, ai lati del quale vi è una protome di cigno stilizzata con il collo fortemente incaricato e con il becco che s'appoggia sulla spalla del vaso. Il nastro dell'ansa è costolata ai margini esterni e s'avvolge al di sopra del labbro a mo' di voluta, che è chiusa da due mascheroni ricavati da una stessa matrice. Essi riproducono una testa femminile dal volto rotondeggiante lievemente inclinato verso l'interno, con grandi occhi, mento prominente e arrotondato, bocca piccola e carnosa, capelli neri arruffati dai quali fuoriescono due corna di montone sulla fronte. Questi mascheroni si caratterizzano, sul lato A, dal volto bianco e dal contorno degli occhi, dall'iride, dalla pupilla, dalle ciglia e sopracciglia e dalle corna in rosso chiaro, mentre sul lato B il volto si presenta di colore rosso e la vernice nera invade parte del mento e delle guance.
lato A: sul collo testa femminile di profilo verso destra, con capelli raccolti in un sakkos ricamato, stephanea raggi e orecchino; tutt'intorno girali fioriti, viticci e fiori in giallo e bianco; sul corpo del cratere scena di offerta presso un naiskos: il defunto al centro, nudo, stante, di colore bianco, appoggiato con il braccio destro a un pilastrino, ai lati del sacello due figure di offerenti: a destra un giovane con in mano una patera, a sinistra una figura femminile con in mano uno specchio.
Lato B: sul collo motivi vegeto-florali ; sul corpo del cratere scena di offerta alla tomba: al centro una stele attorno a cui è annodata una tenia, ai lati due offerenti, rispettivamente un giovane ammantato a destra e una donna con in mano un ramo di bacche.
Ambito Culturale
Ambito apulo
Cronologia
340 a.C.
Materiale e Tecnica
Ceramica a figure rosse
Dimensioni
Altezza: 58,6 cm
Diam. labbro 32; diam. piede 14,3
Collocazione
Museo Archeologico
Sala XIX
Inventario
1896-C
Stato di conservazione
Integro
Specifiche di reperimento
Dall'area apula
Osservazioni
Argilla color arancio-rossiccio, più intenso in superficie, con ingubbiatura rosa-arancio vivo. Lisciatura assente sul piede, sulla faccia interna e sulla costa esterna delle anse, sugli attacchi a bastoncello delle stesse, all'interno e attorno alle protomi di cigno, su un breve tratto del labbro in corrispondenza delle anse. Coloritura rosso mattone chiaro non uniforme sui mascheroni in B e su tutte le parti esterne a risparmio, ad eccezione della zona appena sotto il labbro e in corrispondenza delle anse. Vernice di lucentezza variabile, più diluita in prossimità del piede e con qualche chiazza arrossata. Stretta fascia di contorno a vernice nera rinforzata nelle figure sia in A che in B. A risparmio il contorno delle chiome, l'orlo appiattito del labbro, una fascetta all'attacco del piede con il corpo, l'interno del piede oltre, ovviamente, l'interno del vaso. Uso di linea a rilievo. Tracce a schizzo preparatorio soprattutto in A. Aggiunte di colore bianco e giallo in A e in B. La categoria dei crateri a mascheroni fu introdotta da "Pittore dell'Ilioupersis" nel secondo venticinquennio del IV secolo a.C. Le sue orgini vanno ricercate già nella ceramica attica arcaica. Assume grande sviluppo nelle fabbriche apule nella seconda metà del IV secolo a.C. e viene talvolta ripreso dai ceramisti lucani del "Gruppo del Primato". Sempre al "Pittore dell'Ilioupersis" si deve l'introduzione delle scene funerarie con naiskos su un lato e la stele sull'altro. Lato A: la figura maschile impugna verticalmente una grande patera con manico antropomorfo rivolgendola verso l'edicola, ciò è stato letto in chiave funeraria, ovvero denota la sua funzione rituale. Piuttosto frequenti nella produzione vascolare apula del IV secolo a.C. figure di giovani stanti disposte ai lati dei naiskoi o delle stele, recanti offerte con le mani.