Monumento funerario in trachite del tipo a parallelepipedo con timpano inserito, il notevole sviluppo dell'apparato architettonico lo avvicina al tipo a pseudo-edicola.
Al centro del timpano è incisa la testa di Medusa, circondata da due serpenti annodati sotto il mento. Poco sopra le tempie si notano due ali. A destra della Gorgone c'è Perseo che solleva con la mano destra la testa appena recisa di Medusa, a sinistra è forse Pegaso, nato dal sangue della Gorgone uccisa. Il triangolo acroteriale sinistro è perduto, nel destro c'è invece un tritone bucinans, con coda anguiforme, che tiene nella mano sinistra una lunga tromba, al di sotto della quale si staglia un delfino. Nel rettangolo presso il fianco destro, sopra l'epistilio, si conserva un cratere baccellato, con manici ad anse e volute, dal quale fuoriesce uno stelo che con girali di pampini, grappoli d'uva e foglie di vite, riempie tutto lo spazio. Ai lati di esso si notano due uccelli affrontati, che forse dovevano poggiare sul bordo del cratere. Stessa raffigurazione, anche se più rozza, compare presso il fianco sinistro.
La stele, di difficile lettura a causa del cattivo stato di conservazione, raccoglie in sé i più comuni motivi simbolici della decorazione funeraria: Gorgone apotropaica con Perseo e Pegaso nel timpano, simbolo d'immortalità, serpenti ctoni nell'epistilio, tritone bucinans e delfini nei triangoli acroteriali, riferimento al viaggio senza ritorno nell'oltretomba. Anche gli elementi della raffigurazione presente nel rettangolo di destra assumono nella simbologia funeraria significati connessi a credenze escatologiche legate alla speranza di sopravvivenza ultraterrena, poi riprese nella simbologia cristiana.
Ambito Culturale
Ambito romano, produzione locale
Cronologia
II secolo d.C., metà sec.
Materiale e Tecnica
Trachite / scultura a bassorilievo e incisione
Dimensioni
Altezza: 145 cm
Larghezza: 120 cm
Spessore: 37 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala V; settore 20
Stato di conservazione
Parzialmente ricomposto
Osservazioni
La stele è un'interessante antologia di simboli e documenta un certo gusto ridondante e ripetitivo, che si diffonde dalla metà del II secolo d.C. e sembra anticipare le ricche decorazioni dei plutei bizantini e alto-medievali. Per quanto riguarda, appunto, la cronologia, utili indizi provengono dalla decorazione: il gorgoneion compare infatti nei frontoni dal II sec. d.C., verso la metà del medesimo secolo si tende a riempire totalmente lo spazio; e dall'iscrizione: gli aspetti stilistici e il formulario fanno infatti datare l'epigrafe alla seconda metà del II sec. d.C.
Dedicata agli Dei Mani, ossia alle anime dei defunti, la stele ricorda il cittadino Lucio Vario, Primione in base alla lettura di Lazzaro. Zampieri (Zampieri 2008) lo identifica come cittadino romano di Verona, vista l'appartenenza alla tribù Pobilia, che godeva di diritto di voto. Né Lazzaro né Bassignano riportano però la trascrizione POB per Pobilia, scrivendo piuttosto ROM(ilia).
ll pezzo è stato inventariato all'interno del Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1929 al 1978 (II Volume contenente nn. inv. da 620 a 950).