Bronzetto raffigurante Eracle bambino nudo, nell'atto di stritolare con le mani due serpenti, ora perduti.
La rappresentazione fa riferimento alla prima impresa compiuta dall'eroe per contrastare l'odio di Era: l'eroe era figlio di Alcmena e Zeus, sposo legittimo di Era. Secondo la tradizione mitologica, la dea inviò due serpenti che strisciarono fino alla culla del neonato, minacciandolo. Eracle allora si cimentò per la prima volta nella lotta e uccise i serpenti, dimostrando subito doti di grande forza e coraggio.
Ambito Culturale
Ambito romano, produzione locale
Cronologia
I secolo d.C. sec.
Materiale e Tecnica
Bronzo a fusione piena
Dimensioni
Altezza: 5,6 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala VI; settore 20
Inventario
XV-77
Stato di conservazione
Integro
Dati di scavo
Scavi in via Zabarella, Padova
1928
Fu rinvenuto durante uno scavo occasionale. Nell'inventario manoscritto del Museo si legge "Statuina rinvenuta casualmente durante uno sterro in Via Zabarella, casa avv. Vasoin, prof. incerta, anno 1928. Acquistata dal sig. Toson Augusto".
Osservazioni
Nel complesso si tratta di un lavoro di buona qualità, senza particolari divergenze nella resa del nudo e con un'impostazione sicura della tettonica; c'è una forza espressiva e una sensibilità nella resa del corpo infantile dell'eroe, il volto presenta una certa ricerca psicologica nell'espressione, seria e attenta, con lo sguardo rivolto in basso, verso i serpenti. Il bronzetto conserva indicazioni di uno stile orientato verso soluzioni coloristiche nel modellato carnoso, alcuni tratti, quali il leggero infossamento degli occhi e la capigliatura mossa, inducono a datare il reperto forse al I secolo d.C. L'oggetto proviene da un'area occupata in epoca romana da strutture poste ai margini del corso fluviale del Meduacus. Eracle, ero semidivino, rivestì vari significati nell'antichità e, attestato nella tradizione iconografica già a partire dal V secolo a.C., divenne ben presto più popolare, soprattutto in epoca romana, venne spesso impiegato in contesti funerari. Il pezzo è stato inventariato all'interno dell'Inventario Archeologico - Parte II. Il numero romano corrisponde alla vetrina di esposizione.