Osservazioni
Da segnalare come l'ara fosse già nota a Padova forse prima della metà del Quattrocento: gli schemi di due delle tre Menadi danzanti si trovano puntualmente riprodotti, infatti, in un disegno di Jacopo Bellini oggi conservato al Louvre. Da segnalare, inoltre, come le iconografie adottate siano strettamente connesse con quelle dell'ara cilindrica funeraria conservata nella stessa sala (Inv. nr. 248B), in particolare per quanto riguarda lo schema adottato nella terza Menade, ripreso nell'ara funeraria in due delle tre figure. Come precisa la Ghedini, il tipo di materiale e di monumento, la scelta del soggetto, lo stile del rilievo e la disposizione delle figure giustificano un accostamento tra quest'ara votiva e l'ara funeraria (Inv. nr. 248B), ma non nel senso che costituissero un unico monumento funerario, come venne supposto inizialmente, tanto che le due are vennero disposte l'una (248A) sull'altra (248B) all'interno del lapidario, quanto, piuttosto, supponendo per entrambe la provenienza dalla stessa bottega, e forse anche dalla stessa mano. N.B. Il fatto che le due are qui menzionate siano state inizialmente considerate parte del medesimo monumento spinse i primi studiosi ad attribuire ai due pezzi lo stesso numero di inventario (248), come risulta all'interno dell'Inventario della raccolta lapidaria del Museo (Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1897 al 1927). Al fine di ben distinguere i due pezzi si è deciso, in questa sede, di nominare le due are rispettivamente 248A e 248B.