Cippo ossuario cilindrico, con cavità cineraria e coperchio del tipo a cuspide conica. Sul cilindro corre l'iscrizione dedicatoria a Sicinia Maxsuma.
Sul coperchio, desinente in forma conica, ornata superiormente da una rosetta quadripetala, sono accovacciati due leoncini piuttosto rozzi e stilizzati, tra i quali è una protome bovina, assai rozza e quasi illeggibile.
Il cilindro, privo di decorazione figurata, presenta incise l'iscrizione dedicatoria e modanature di gradevole effetto ottico.
Ambito Culturale
Ambito romano, produzione locale
Cronologia
I secolo d.C., prima metà sec.
Materiale e Tecnica
Trachite, scultura a altorilievo e incisione
Dimensioni
Altezza: 62 cm
Diametro: 36,3 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala V; settore 17
Inventario
207
Stato di conservazione
Integro
Specifiche di reperimento
Provenienza dal territorio atestino, località Noventa Vicentina.
Osservazioni
Il monumento, del tipo ara-ossuario localizzato in territorio atestino, non deriva dall'altare funerario cilindrico di tipo greco-ellenistico: da questo tipo si discosta, infatti, per la costante presenza dell'iscrizione, per il tipo di coronamento e per la diversa concezione formale, che lo assimila piuttosto alla cista funeraria lignea con coperchio, di cui riproduzioni in pietra sono note anche in ambito aquileiese. Per quanto riguarda la decorazione, le raffigurazioni di leoni in ambito funerario si riconducono alla duplice accezione di guardiani e protettori del sepolcro o di simboli del fuoco celeste e godono di massima diffusione nel I secolo d.C., soprattutto in ambito veneto. Tale scelta è legata alla volontà di riprodurre in piccolo monumenti di maggiore mole diffusi in area nord-adriatica, attingendo a un repertorio figurativo di origine orientalizzante, già noto nell'area sin dall'età protostorica. L'ipotesi è confermata dal particolare della protome bovina, raffigurata al centro tra le zampe dei leoni, che acquistano così il significato della Morte divorante, caro a tutto l'ambiente orientale mediterraneo. L'ara in esame, per la decorazione e soprattutto per il tipo di monumento funerario, testimonia dunque la presenza di una cultura locale che non rinuncia ai suoi simboli e alle sue tradizioni. L'oggetto è stato inventariato all'interno del Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1897 al 1927.