Balsamario di colore violetto con macchie bianche, pasta opaca. Presenta orlo estroflesso e appiattito, collo cilindrico più corto del ventre, con leggera strozzatura alla base, corpo piriforme con fondo arrotondato e lievemente concavo al centro.
Esso è riconducibile alla forma 16 della Isings, al gruppo B della Calvi, al tipo 18 di De Tommaso e alla forma AR141 del Rutti.
Ambito Culturale
Ambito romano, italico-settentrionale
Cronologia
I secolo d.C. sec.
Materiale e Tecnica
Vetro / vetro soffiato a mano libera con gocce spruzzate e livellate
Dimensioni
Altezza: 17 cm
Larghezza: 11,6 cm
Diametro: 3,7 cm
Diam. base: cm 6,4; diam. orlo: cm 3,7.
Collocazione
Museo Archeologico
sala V; settore 8
Inventario
630R
Stato di conservazione
Integro
Osservazioni
Si tratta di un vetro a mosaico, decorato con la tecnica del vetro "spruzzato", realizzata spargendo gocce di colore contrastante sulla superficie del lobo di vetro trasparente fin che questo fosse completamente espanso e plasmato nella sua forma definitiva. Gli spruzzi si fondevano subito con la superficie e si assotigliavano con le successive soffiature formando una decorazione sparsa, fusa con il vetro di base. La provenienza di tale tecnica, attestata frequentemente su anfore, bottiglie, brocchete e balsamari (in museo è presente anche un altro frammento decorato allo stesso modo: si veda Zampieri 1998, p. 165 cat. 172), va ricercata nell'Italia settentrionale, dove vetrai siriaci avrebbero dato vita ad importanti centri di produzione, ma è nota anche in Italia centrale. Per quanto riguarda la datazione, essa si diffonde dall'epoca augustea alla fine del I secolo d.C., o tra il 20/30 e il 70 d.C. (per la questione si rimanda a Zampieri 1998, p. 30).