Laterizio ritagliato.
Bollo in cartiglio rettangolare (cm 16 x 2,5 secondo il Catalogo di Padova romana 2002; cm 16,5 x 2,8 secondo l'articolo di Cipriano-Mazzocchin del 2003, ove viene fornita anche l'altezza delle lettere, pari a cm 2,5) recante il marchio CARTORIAN, a lettere apicate a rilievo. Il laterizio sembra segato su tutti e quattro i lati, risulta pertanto difficile ricostruire le sue dimensioni originarie.
Ambito Culturale
Ambito romano, produzione locale
Cronologia
I secolo d.C., inizio sec.
Materiale e Tecnica
Argilla, sagomatura e cottura in forno
Dimensioni
Lunghezza: 20 cm
Larghezza: 12 cm
Spessore: 2,7 cm
Collocazione
Museo Archeologico
sala IX; settore 10
Inventario
264/2
Stato di conservazione
Mutilo
Dati di scavo
Scavi per le fondazioni della cappella del Duomo, Padova.
1695
Osservazioni
La presenza della gens Cartoria nel padovano è documentata da iscrizioni lapidarie (si veda ivi la stele dei Cartorii, Inv. nr. 242), da toponimi locali quali Carturo e Cartura e da numerosissimi laterizi con il marchio di fabbrica Cartorian(a). L'intensa attività edilizia della famiglia è dimostrata dalla presenza di molti esemplari bollati in tutta la Cisalpina, lungo la costa adriatica, da Ravenna a Pesaro e in Dalmazia. Oltre a questo pezzo, è esposta anche un mattone bipedale con impresso il medesimo bollo (Inv. nr. 914), mentre non sono stati rintracciati presso il Museo Archeologico altri tre bolli laterizi CARTORIAN schedati dalla Tortelli (si veda la bibliografia di riferimento, in particolare nota 62 p. 37). Va segnalato come non vi sia corrispondenza tra il numero d'inventario del pezzo (264/2), trascritto all'interno dell'Inventario della Raccolta lapidaria del Museo, ed il numero (Inv. nr. 2185) assegnatogli presso il suo pannello descrittivo presente all'interno della sala IX del Museo. Si precisa, inoltre, come nel Catalogo del 2002 il laterizio venga identificato, confondendolo col secondo laterizio CARTORIAN conservato in Museo (nr. inv. 914) come mattone bipedale (Padova romana 2002, p. 124). Nell'articolo di Cipriano-Mazzocchin 2003 esso viene invece identificato come tegola. Il pezzo è stato inventariato all'interno del Catalogo Illustrato del Lapidario dal 1897 al 1927.