“Ritrovandose magistro Hieronymo de Bressa depentor … nel monasterio”, il 30 aprile 1513 la comunità di Santa Giustina, rappresentata dal monaco Andrea, commissiona al pittore Romanino la pala dell'altare maggiore della basilica e un cenacolo destinato al refettorio. All’epoca l’artista era già noto ai padri del monastero padovano avendo dipinto le ante dell’organo della chiesa, andate perdute. Per l’esecuzione delle tre opere era stato pattuito un compenso di 120 ducati senza tuttavia precisare i termini per la consegna. L’8 luglio 1514 la pala venne collocata, “populi magno cum applausu”, sull’altare maggiore della basilica (attuale coro vecchio), dove rimase fino al 1866.
L’iconografia del dipinto, puntualmente suggerita dalla committenza, prevede, accanto alla Madonna con il Bambino, i santi Prosdocimo e Giustina, patroni di Padova, Benedetto, fondatore dell’ordine benedettino, e la sorella Scolastica, sua seguace. Anche le immagini dei tondi della cornice sono strettamente connesse alla storia della basilica: nel sottosuolo infatti erano stati ritrovati alcuni resti di santi, tra cui quelli di Luca, Mattia, Massimo, Giuliano e dei martiri innocenti.
La pala costituisce uno dei capisaldi cronologici nel catalogo di Romanino. Da quest’opera infatti la critica ha preso le mosse per definire l’attività giovanile del pittore, segnata dalla costante dialettica tra la cultura lombarda e quella veneziana. Il riferimento alla prima è evidente nella scelta compositiva e prospettica: entro un’edicola architettonica con volta a lacunari, le figure dei santi sono disposte secondo intervalli regolari e si aprono a ventaglio rispetto all’asse mediano costituito dal trono su cui siede la Vergine. Esse non creano lo spazio, ma si collocano al suo interno con rimandi speculari. La pala e i tondi mostrano il personale approdo dell’artista al classicismo cromatico di Tiziano, attivo alla Scuola del Santo nel 1511: la luminosità coloristica e i toni caldi, straordinariamente ricchi di vibrazioni, si irradiano per tutta la tavola.
La struttura architettonica del dipinto ben si integra con la preziosa cornice intagliata, tradizionalmente assegnata allo scultore bresciano Stefano Lamberti.
Autore
Girolamo da Romano detto Romanino
Cronologia
XVI sec.
Materiale e Tecnica
Olio su tavola
Dimensioni
Altezza: 400 cm
Larghezza: 262 cm
Inventario
669
Stato di conservazione
Buono